Ed eccoci di nuovo qui in cucina, come la prima volta, come ogni volta. Una tazza di tè in mano, chi rosa (Fabio!!! D’altronde meglio rosa che goluboj), chi gialla, chi blu; un po’ di sonno per l’intensa giornata trascorsa; i piatti ancora da asciugare. Questa volta, però, le aspettative hanno lasciato il posto a tanti ricordi.
Siamo partiti in otto, chi si conosceva di più, chi di meno; chi voleva conoscere gente nuova, chi preferiva approfondire i legami che già aveva; chi cercava un punto di arrivo e chi uno di partenza. Ma come in ogni storia che si rispetti, quello che si pianifica in anticipo puntualmente non avviene. C’è chi non voleva uscire e si è ritrovato a ballare per tutta la notte (Lisaveta); chi ha ricevuto rose inaspettate (Natasha) e chi non ha ricevuto IL pacco tanto atteso (Julia); c’è chi era preparato per il gelo polare con stivali di pelo e maglioni pesanti (Pamja) e chi invece ha potuto sfoggiare le sue mise estive in anticipo (Lenocka); chi aveva paura di non trovare la sua strada e chi invece la trovava sempre per tutti (Katenka); chi mangiava per otto (Fabio) e chi per otto faceva da mangiare (Zarja). E qui non possiamo non farvi notare il chiasmo, che per noi ormai ha un significato intrinseco (vedi foto che verranno affisse per tutta la SSLMIT in occasione della laurea di Fabio Fassio, ah no Fassio Alessio da Saviiiano!).
Come andrà a finire di certo non lo possiamo sapere, ma se vogliamo pensare che questi mesi non rappresentino la conclusione di un percorso, ma l’inizio di uno nuovo, possiamo affermare con sicurezza che non avrebbe potuto essere migliore. Oltre a quelli riguardanti la lingua russa gli insegnamenti di questi mesi sono stati tanti. Abbiamo imparato l’arte della diplomazia, con se stessi e con gli altri; a fare le file storte come i veri russi; a insultare i nostri vicini ad alta voce in italiano, tanto non ci capiscono; a ordinarci da mangiare senza ricevere brutte sorprese; a pensare sempre per otto; a destreggiarsi tra perechod, vychod v gorod e porte che si chiudono; a fare il bucato a mano; a fare la doccia con l’acqua fredda; ad essere pazienti e rimboccarci le maniche; a non perderci mai d’animo; che una mano lava l’altra; che Trenitalia non è poi così male; che non c’è niente da ridere (ma non ci crediamo poi tanto); ad ascoltare e a raccontare. Ma soprattutto è stato bello la sera, dopo una giornata passata insieme, avere voglia di ritrovarci ancora come una famiglia davanti a un piatto di pasta scotta a ridere, scherzare e tirare le somme della giornata. Quando riconosci i passi degli altri nel corridoio e indovini chi sta per arrivare, quando, se alle due di notte non prendi sonno, organizzi una videochiamata a sei su skype da una camera all’altra dell’obshezhitie, quando improvvisi party clandestini e nascondi la vodka nell’asciugamano per non farti beccare dalla dezhurnaja come un quindicenne in gita, quando una partita a Cluedo, un gioco con la palla al parco o un cartone animato in compagnia ti sembrano i divertimenti più belli, anche se hai ventidue anni… Beh, vuol dire proprio che l’importante non è quello che fai, ma le persone con cui lo condividi.
E dopo aver affrontato le dezhu scorbutiche, l’impiegata della posta Irina, ohranniki musoni e assonnati, uborshitze incazzate come iene e cinesi che spuntano come i funghi a bagno nelle loro bacinelle abbiamo capito davvero che (in realtà l’abbiamo letto un’ora fa su un cartellone pubblicitario sull’Arbat): невозможное возможно. E già che l’abbiamo capito!
Ringraziamenti speciali: non possiamo non ricordare le persone che hanno dato un tocco di colore al nostro soggiorno. I nostri amici russi Kos, Katja, Masa, Lena, Nathalie, Olja, Svetlana; i professori Spussavento, Harry Potter, la signora degli olezzi, Ossessi, l’Amante, la Reduczia più veloce dell’est, K sozhaleniii-iu e il bianconiglio; i coinquilini sgraditi coatti dell’obshezhitie Ouchen Pruiadna, Camion, Kotaro e il suo garem, Ibrahim, la francese, la bulgara, le stordite coreane e last but decisamente non least…. rullo di tamburi.. Jambon Coscion!; e i coinquilini graditi la dirimpettaia ucraina, la signora del tè e la dezhu simpatica (strano ma vero!).
Noi vi abbiamo raccontato davvero tutto e speriamo di avervi regalato qualche sorriso.. D’altronde, noi per primi ci siamo divertiti. Auguriamo ai nostri successori un’esperienza come la nostra!
Fabio Alekseevic, Lenocka, Julia, Lisaveta, Pamja, Katenka, Zarja